Introduzione

Da ormai un decennio stiamo assistendo ad un progressivo e sempre più evidente declino di quella che è stata una delle più significative rivoluzioni artistiche e culturali degli ultimi 50 anni e che una volta usavamo chiamare ‘club culture’.

Non solo un nuovo modo di fare musica, scritta da una nuova figura autoriale (il ‘producer’), suonata con nuovi strumenti e divulgata da una nuova figura artistica (il DJ), ma un fenomeno epocale che – oltre ad aver travalicato i propri confini, fondendosi con altri generi musicali e altre forme di espressione artistica – ha modificato i paradigmi culturali preesistenti creando di un nuovo spazio di aggregazione sociale: il ‘club’.

Purtroppo – come già visto in passato – quando un movimento culturale ‘underground’ cresce fino a diventare ‘mainstream’, le spinte di innovazione e di ‘rottura’ che ne sono state all’origine vengono sempre più soffocate da esigenze di tipo economico.
E quelle che erano ‘necessità di espressione artistica’ si trasformano in ‘prodotti commerciali’, cristallizzati su sterili modelli uniformati e studiati per raggiungere il solo obiettivo del massimo ritorno economico.

La naturale evoluzione di una scena clubbing basata su queste logiche è tanto prevedibile quanto desolante: l’avvilimento di una sincera motivazione artistica a favore di standard di intrattenimento stereotipati e la ripetitività delle proposte nelle programmazioni di club, eventi e festival – pedissequamente sempre uguali a se stesse – non possono che condurre ad un ineludibile destino, i cui segni sono ampiamente visibili già da tempo.

Anche se in modi e misure diverse, di questa situazione ne siamo tutti corresponsabili. Prenderne atto è necessariamente il primo, imprescindibile passo per poterne uscire.

La pandemia globale che ha segnato il 2020 è certamente un momento drammatico della nostra storia umana. Ma anche la peggiore tragedia porta sempre con sé delle opportunità.
Quella data a noi è di avere il tempo per guardarci indietro e riflettere sul nostro passato. In modo da comprendere il presente, per progettare un nuovo futuro.

Con questo manifesto, che chiamiamo Manifesto2021, intendiamo dunque affermare i principi ai quali vogliamo attenerci d’ora in avanti per ricostruire una scena elettronica vera, viva e vitale.
Manifesto2021 non è legato o in alcun modo riconducibile a nessun marchio, organizzazione o persona. È da considerarsi invece come patrimonio comune di tutti coloro che lo sottoscriveranno e che ne vorranno rispettare i principi.

Manifesto 2021

Il Primato Artistico

La programmazione di club, eventi e festival deve essere ispirata a criteri di valutazione artistica e non solo di ritorno economico. Ciò non significa la necessaria esclusione di performers di grande richiamo: se il consenso di cui godono è dovuto a meriti artistici o al ruolo che hanno avuto (e continuano adavere) nella diffusione della cultura clubbing è anzi importante proporli al pubblico. Il ‘metro di giudizio’ deve comunque privilegiare in ogni caso l’aspetto artistico. L’arte, anche quella che deve essere sostenibile economicamente, deve mantenere sempre una sua specificità.

Proporre Nuovi Talenti

È fondamentale dare sempre spazio ad artisti emergenti e innovativi per contribuire costantemente all’evoluzione della scena musicale elettronica, in un meccanismo che sul medio-lungo periodo vada a vantaggio dell’intero sistema. Inoltre, di artisti meritevoli ce ne sono di entrambi i sessi ed è quindi da rigettare ogni valutazione basata sul genere.

Proporre Artisti del Proprio Territorio

Ogni promoter ha il dovere valorizzare gli artisti del proprio territorio per offrire una giusta occasione di crescita musicale e professionale a chi ne è meritevole, contribuendo allo stesso tempo a consolidare la propria ‘scena’ locale. La stabilità di un sistema generale non può infatti esistere se non poggia le sue fondamenta sulla solidità delle diverse realtà particolari che lo costituiscono.

Creare Network

Deve essere ripudiato il concetto di ‘concorrenza’, in quanto categoria appartenente a logiche di mercato che prevedono che il successo di un soggetto si possa ottenere solo a discapito degli altri operatori dello stesso settore. Per favorire lo sviluppo di una solida scena musicale elettronica è necessario invece perseguire la creazione di un ‘network’ di cooperazione tra organizzazioni – su base locale, nazionale ed internazionale – tramite un’azione di reciproco supporto o attraverso la realizzazione di eventi e manifestazioni promosse collettivamente. Tale spirito favorirà la crescita dell’intero movimento che si tradurrà quindi in una crescita di ogni suo componente.

Superare il Dancefloor

La musica elettronica non è un genere musicale, ma un modo di fare musica che contiene al suo interno una molteplicità di generi e stili. Nonostante la componente del ballo sia un suo aspetto fondamentale, è comunque importante che il suo ‘perimetro’ vada oltre alla ‘dimensione del dancefloor’, per dare spazio anche ad altre forme di espressione musicale, da quelle di ascolto a quelle sperimentali.

La Dimensione Live

Seppur la figura del DJ rivesta un ruolo centrale, è necessario dare spazio anche alla dimensione live. Non solo performance eseguite con macchine digitali (computers e controllers), ma anche e soprattutto esibizioni suonate con gli strumenti analogici che di questa musica ne sono alla base, come sintetizzatori, drum machines e campionatori.

Interagire con Altri Generi Musicali

È importante favorire l’interazione con altri generi musicali ‘tradizionali’ per dimostrare gli infiniti modi in cui la musica elettronica può essere declinata e per evidenziare il filo che la lega alla cultura musicale preesistente.

Interagire con Altre Discipline Artistiche

È importante altresì facilitare l’interazione delle performance musicali elettroniche con altre discipline artistiche, come le arti visive o la danza, specialmente nelle loro forme più avanguardistiche.

Creare occasioni di Formazione

Parallelamente all’attività eventistica, è fondamentale favorire occasioni di formazione per i giovani artisti attraverso l’organizzazione di corsi e workshop di produzione musicale e di djing, così come di incontri, dibattiti e conferenze che prevedano la partecipazione di artisti affermati e operatori del settore che possano contribuire condividendo le proprie esperienze e abilità.

La Riduzione del Danno

Così come ogni fenomeno artistico, musicale e sociale, anche la scena elettronica è attraversata da comportamenti legati all’uso di sostanze stupefacenti. Non è certamente compito del promoter dare giudizi di moralità o sconfinare in attività che non gli sono proprie, ma è un suo dovere morale quello di porre in essere attività di ‘riduzione del danno’, ossia predisporre servizi informativi sulle conseguenze dell’uso e l’abuso di determinate sostanze (comprese quelle legali come l’alcol) e servizi di primo intervento in caso di malesseri derivanti da queste o da qualsiasi altra causa all’interno degli eventi organizzati.